Latte d’asina bio, cosmetici d’élite, trekking someggiato e onoterapia: la (ri)scoperta del business degli allevamenti di asini con le azienda agricole abruzzesi “Ciucolandia” e “Asinomania”
Di Daniele Galli
Si prova un misto di stupore ed entusiasmo scoprendo che, senza la minima innovazione tecnologica, si può produrre economia da qualcosa di antico e dimenticato come l’asino, animale simbolo del lavoro della terra. L’uso che viene fatto del suo latte è millenario, fin dai bagni di bellezza di Cleopatra e Poppea. La meccanizzazione dell’agricoltura ha portato il ciuco, negli anni ‘90, quasi all’estinzione: eppure c’è, nella sua riscoperta, ampio margine per creare mercato e occupazione su più fronti. Lo sanno bene alcune piccole realtà abruzzesi che, seppur orfane di incentivi pubblici (la Sardegna eroga 180 euro per allevare un capo autoctono), con gli asini fanno prodotti alimentari e cosmetici d’élite, turismo e assistenza sociosanitaria.
Cristian Merlo è padovano ma da piccolissimo si è trasferito a Capestrano (AQ), seguendo il padre, un operatore dell’allevamento di trote a Bussi (PE). Maturata l’esperienza nella gestione di un grande allevamento ittico a Gaeta, «nel 2007 ho voluto assecondare il pallino nella testa di tornare nel mio territorio e costruire qualcosa», racconta. Il primo asino l’ha preso per gioco, Maccumatt, il nome dell’ultimo scomparso dal paese venti anni prima. Poi l’intuizione di innescare il business di un’azienda biologica chiamata Ciucolandia: i suoi fratelli, Damiano ed Emanuel, a dargli manforte, l’amico di Gaeta Damiano Macone a curare l’imprescindibile vetrina sul web, e la veterinaria Alessandra De Sanctis nel team di un primo cantiere molto attivo. Onoterapia per un centinaio di bambini delle case-famiglia di tutta la regione, e trekking someggiato, con i tour operator pronti a fare incoming per i turisti di nord Italia e centro Europa.
Nel 2009 il freno del terremoto ha vanificato gli investimenti e costretto tutti a trovare altre fonti di reddito. Cristian, però, è stato più testardo dei suoi cinque asini, sospinto dalle tante mail di richieste per il latte d’asina bio, il più simile a quello umano, e scorgendo il “campo libero” in un settore che vede pochissimi veri produttori in tutta Italia. «Oggi, se provo a chiudere un giorno per ferie, le mamme mi vengono a prendere a casa», ironizza Merlo, perché il 90% della clientela della latteria di Ciucolandia è composta dalle madri dei bambini intolleranti alla proteina del latte vaccino. Dolce e genuino sostituto del latte artificiale, ricco di calcio e molto leggero per l’assenza di caseina, viene (sull’onda montante della nutraceutica) molto indicato in pediatria, ma anche nella cura dell’osteoporosi.
Oggi Merlo alleva 130 asini e produce e consegna latte fresco di giornata, esclusivamente in un raggio di 100 chilometri, al prezzo di 13 euro al litro, «crudo e non pastorizzato, per mantenere intatte le proprietà probiotiche». Tra questi spicca la lisozima, enzima antibatterico dalle capacità immunitarie, antivirali e antinfiammatorie. La professoressa Elisabetta Salimei dell’Università di Campobasso, guru internazionale nel settore, ha scelto Ciucolandia come campo di sperimentazione, permettendo a Merlo di affinare la produzione e diventare un punto di riferimento per tutto l’Abruzzo.
Ma la lisozima è anche un cicatrizzante naturale e non rende il Ph acido: questo il segreto di bellezza delle regine di Roma e d’Egitto che molte clienti di Ciucolandia hanno ricercato, inducendo il lancio, nel 2010, di una linea di saponi privi di parabeni e glicerina, conservanti derivati dal petrolio nocivi per le pelli sensibili: «Usiamo solo latte e soda – spiega il produttore – perché sono prodotti molto ricercati da chi ha dermatiti, e psoriasi. Poi, per assecondare i gusti delle clienti, abbiamo aggiunto olio d’oliva e miele». La gamma si è allargata grazie alla sinergia con Ageo Agus, titolare della saponeria Limpius di Nuoro: il latte viene spedito crudo in Sardegna con un corriere refrigerato che mantiene la qualità, per essere lavorato con i principi attivi di lavanda, olio di cocco e aloe pura. Così è nata una distribuzione curata sul territorio da Silvia Barone e affiancata all’e-commerce su www.ciucolandiacosmetica.com. Una saponetta da 100 gr costa 7 euro, un flacone da 250 ml 14 euro e l’offerta si completa con burrocacao e sapone per bucato. «Nel 2017 – riporta Merlo – abbiamo prodotto 4 quintali di sapone, nel 2018 già 5 e la domanda cresce continuamente».
Ciucolandia produce anche carne (il ricavo medio è di 15 €/Kg) e ha presentato un progetto alla CE per produrre omogeneizzati e semilavorati privi di allergeni per neonati. Ulteriore tassello che fa affermare senza indugio all’imprenditore: «Questo è un campo che può espandersi rapidamente per chi ha voglia di impegnarsi nell’allevamento, io sono pronto anche a trasmettere l’esperienza acquisita per costruire una rete di allevatori abruzzesi. E con l’incremento del turismo verde, il trekking someggiato può riportare lavoro ai giovani delle aree interne abruzzesi».