Gli incentivi puntano su ristrutturazione, risparmio energetico, sicurezza sismica e potranno realmente mutare il volto del patrimonio edilizio
Di Daniele Galli
Dieci anni di crisi hanno lasciato, sul registro del settore edile, numeri impietosi: 800.000 posti di lavoro persi e 120.000 aziende svanite. Se altrove si registrano timidi segnali di ripresa, le Casse Edili testimoniano un bilancio ancora in discesa, zavorrato da provvedimenti governativi che hanno più tassato che agevolato le proprietà immobiliari.
Storicamente intese come “bene rifugio”, le case sono da molti ormai viste come “bene incubo” sul quale pagare fior di imposte. Spiragli di luce, però, provengono dalle ristrutturazioni, recentemente incentivate dalle normative per gli adeguamenti sul rischio sismico e sul contenimento dei consumi e delle emissioni in atmosfera. Sismabonus ed Ecobonus sono i nomi di due importanti agevolazioni messe a disposizione da due rispettive leggi dello Stato, in vigore da gennaio 2017 e valide fino al 2021. Sismabonus permette a chi esegue interventi per l’adozione di misure antisismiche su immobili di tipo abitativo e utilizzati per le attività produttive, situati sia nelle zone ad alta pericolosità (zone 1 e 2), sia in quelle a minor rischio (zona sismica 3), di detrarre una parte delle spese sostenute dalle imposte sui redditi.
Per le spese sostenute dal 1 gennaio 2017 al 31 dicembre 2021 spetta una detrazione del 50% (su un ammontare massimo di 96.000 euro per unità immobiliare per ciascun
anno) e che deve essere ripartita in cinque quote annuali di pari importo; la detrazione sale al 70% e all’80% quando dagli interventi si ottiene una riduzione del rischio sismico rispettivamente di 1 o 2 classi; quando i lavori sono realizzati sulle parti comuni degli edifici condominiali, la percentuale di detrazione sale fino all’85%. Infine, chi compra un immobile in un edificio demolito e ricostruito nei Comuni in zone a rischio sismico 1, può detrarre dalle imposte anche l’85% del prezzo di acquisto (fino a 96.000 euro). Ecobonus, invece, in caso di interventi che comportino la riqualificazione energetica degli edifici, riconosce una detrazione IRPES/IRES del 65%, con recupero del beneficio in dieci anni per le spese sostenute sino al 31 dicembre 2018 e sino al 31 dicembre 2021 per i medesimi interventi eseguiti su parti comuni dei condomini. Il beneficio si applica alla riqualificazione energetica globale dell’edificio, agli interventi sull’involucro (strutture opache orizzontali e verticali, finestre e infissi), all’installazione di schermature solari e di pannelli per la produzione
di acqua calda, alla sostituzione di impianti di climatizzazione invernale e, infine, all’installazione di dispositivi multimediali per il controllo a distanza degli impianti di riscaldamento delle abitazioni. I due incentivi sono stati al centro di una giornata nazionale di studi organizzata lo scorso 12 settembre a Pescara dall’Associazione
Nazionale Costruttori Edili (Ance) e dal Consorzio di Innovazione Sviluppo Edilizia Ambiente (Isea).
«Occupandoci di formazione e informazione sulle tematiche che riguardano l’innovazione in edilizia – spiega il presidente Isea Antonio D’Intino – abbiamo organizzato il convegno per diffondere il più possibile le opportunità che queste agevolazioni offrono a tutta la filiera».
L’ampia partecipazione di addetti ai lavori ha testimoniato quanto l’argomento rappresenti una novità senza precedenti nella storia, bloccata per decenni dalla scarsità di liquidità di cui soffrono proprietari e imprese. «Da oggi anche chi è incapiente, cioè non ha disponibilità per usufruire delle agevolazioni fiscali – spiega ancora D’Intino – può rivendere il proprio credito ad uno degli attori del proprio cantiere che, pagando una somma di danaro, compera il credito e consente al titolare del bonus di eseguire i lavori integrando solo una percentuale minima, anche avvalendosi di prestiti da rimborsare in rate mensili».
Per saperne di più, consigliamo la lettura dell’articolo su Abruzzo Economia n. 10