Intervista al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani

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EP President Antonio TAJANI visit to the regions affected by the earthquakes in Italy

«Dovremmo essere più presenti a Bruxelles, rafforzare il nostro sistema Paese per contare di più, su tutti i dossier», intervista esclusiva sull’Abruzzo al presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani

Ci ha concesso un’intervista senza esitare, il presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, e ha risposto a tutte le nostre domande. Dalla manovra economica italiana al rapporto tra cittadini e Istituzioni dell’Unione, dall’Abruzzo con le sue difficoltà nella spesa dei fondi Ue al suo enorme potenziale, in parte inespresso, per quanto concerne il turismo. Ecco cosa dice di noi, dell’Italia e dell’Europa.

La manovra economica italiana preoccupa al contempo politica europea, mercati
e investitori. Se il problema non risiede tanto nella procedura di infrazione in sé ma nei contenuti, in questa guerra tra la Commissione e il governo di Roma come
tutelare gli interessi dell’economia e dei cittadini italiani?

«I veri patrioti sono coloro che difendono i risparmi dei cittadini. Chi sta impoverendo gli
italiani, per fare campagna elettorale, non è amico dell’Italia. Questo governo persegue le tesi di una élite intellettuale, che ci isola a livello europeo e internazionale. Ha creato un clima di scontro permanente, alla ricerca continua di avversari, o colpevoli, per nascondere i propri errori. La realtà è che nessun Paese – dentro e fuori dall’Europa – difende questa manovra, neanche quelli che il governo stesso ha indicato come suoi alleati.
Detto questo, non condivido le dichiarazioni – del tutto inopportune – di qualche Commissario europeo che danneggiano sia l’Italia che l’Europa. La Commissione deve attenersi al suo ruolo, senza entrare nel dibattito politico nazionale. Gli italiani chiedono un’Europa più politica, più democratica e meno burocratica, per questo vogliono che il Parlamento europeo abbia un ruolo davvero centrale, nel processo decisionale dell’Unione europea. All’Italia serve una manovra completamente diversa: abbassare le tasse su imprese e lavoro; investire in infrastrutture, a cominciare da TAV, Gronda, Terzo valico e banda larga, sfruttando meglio i fondi Ue; zero tasse sulle assunzioni di giovani e disoccupati sopra i 50 anni; prestiti fino a 50.000 euro garantiti dallo Stato per chi vuole
completare la formazione o creare un’attività. Solo così l’Italia potrà tornare ad attirare
investimenti e riprendere il posto che le spetta, in Europa, come seconda potenza manifatturiera».

In vista della sua ricandidatura per un secondo mandato alla Presidenza del Parlamento europeo, quale sarà il suo contributo alla ricostruzione del rapporto di fiducia fra i cittadini e le istituzioni dell’Unione?

«Ho fatto del riavvicinamento tra istituzioni e cittadini il primo impegno del mio mandato. Intendo rispettarlo, difendendo le prerogative e il ruolo del Parlamento che è cruciale per un’Europa più politica e vicina ai problemi reali dei cittadini. Chi propone di rafforzare la sovranità e promuovere gli interessi nazionali allentando o rompendo i legami con l’Unione, inganna gli elettori. Rappresentiamo meno del 7% della popolazione mondiale e il 15% del PIL globale. Nel 2050 il solo continente africano avrà 5 volte la popolazione della Ue. Nessuno Stato europeo può competere da solo con Usa, Cina, Russia o India. Solo esercitando insieme, a livello Ue, una parte della sovranità nazionale, possiamo davvero proteggere i cittadini. Non serve un “super Stato” europeo. Non dobbiamo occuparci di
tutto, sin nei dettagli. L’Unione è più forte se si concentra dove offre,
davvero, un valore aggiunto. Con onestà, dobbiamo riconoscere che Unione è lungi dall’essere efficace. Solo un’Europa diversa – più politica, più democratica, più solidale – può riavvicinare i cittadini alle sue istituzioni e al suo progetto».

Presidente, l’Abruzzo si attesta tra le ultime regioni italiane per capacità di spesa dei fondi Ue. Come arginare, a suo avviso, questa grande problematica (non solo abruzzese) al fine di evitare che le preziose risorse europee non utilizzate tornino
nelle casse di Bruxelles?

«L’Italia è un contributore netto, come lo sono anche Francia e Germania. Stare nel mercato unico ci consente avanzi straordinari delle nostre esportazioni, e questo è un grande vantaggio per l’Italia, che, anche grazie alla sua eccellenza manifatturiera, esporta nel mercato europeo beni per 250 miliardi. Dovremmo essere più presenti a Bruxelles, rafforzare il nostro sistema Paese per contare di più, su tutti i dossier. Questa è una nostra incapacità che si trascina, ormai, da decenni. I Paesi dell’Est corrono veloci grazie agli aiuti Ue, così come gran parte delle regioni spagnole e portoghesi che, un tempo, erano molto indietro, in tutte le graduatorie, rispetto alle regioni italiane. Dobbiamo migliorare la nostra programmazione e progettazione, concentrando gli investimenti su poche priorità per la crescita e la creazione di lavoro. Penso, ad esempio, alle infrastrutture strategiche, come la banda larga, l’intermodalità o alle reti per l’energia; all’acceso al credito per le PMI; o alla formazione lavoro per facilitare l’accesso ai giovani al mercato. Ma anche Bruxelles deve semplificare le procedure per l’utilizzo dei fondi. L’Abruzzo vanta il 33% del verde, la più alta percentuale in Europa, tutelato a parchi e riserve. Secondo lei la nostra regione è
abbastanza conosciuta all’estero? Proprio in virtù della rivoluzione tecnologica e digitale in corso, è fondamentale puntare su settori, come il turismo, che restano ad alta densità di manodopera. Valorizzando le sinergie con altri comparti: cultura, alta gamma,
enogastronomia o artigianato di pregio. Già oggi il turismo rappresenta, con l’indotto,
oltre il 10% del PIL e dell’occupazione Ue. L’eccellenza manifatturiera attrae turismo, così
come il turismo favorisce l’industria e l’export. Non solo per moda o enogastronomia, ma
anche per auto, audiovisivo, design. Questo vale anche, soprattutto per l’Abruzzo, regione ricca di storia, cultura, patrimonio gastronomico, naturale, paesaggistico, con il vantaggio di unire attrazioni montane e balneari, ossia mare e monti».

Leggi l’intervista completa sul numero natalizio di Abruzzo Economia

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