I giganti tecnologici e la rivoluzione nucleare
Mentre il dibattito energetico in Italia procede a rilento, intrappolato tra polemiche locali e resistenze ideologiche, il resto del mondo sta vivendo una vera e propria rivoluzione.
Le grandi aziende tecnologiche, da Google a Microsoft, da Oracle ad Amazon, stanno investendo miliardi nel nucleare di nuova generazione, assumendo di fatto il ruolo che un tempo era riservato agli Stati nel definire il futuro dell’energia. Questa nuova corsa all’atomo potrebbe accelerare la transizione verso fonti energetiche più sostenibili, mettendo l’Italia di fronte a una scelta cruciale: restare ferma o unirsi alla rivoluzione. Pochi giorni fa Google ha firmato un accordo con Kairos Power per lo sviluppo di piccoli reattori modulari. L’obiettivo? Alimentare i propri data center, cruciali per supportare le crescenti attività legate all’intelligenza artificiale. Microsoft, invece, ha stretto recentemente un accordo per riattivare la centrale nucleare di Three Mile Island, negli Stati Uniti, famosa per l’incidente del 1979. Un episodio spesso ricordato, ma che non ha causato né morti né feriti, né tantomeno contaminazioni.
Anche Oracle è entrata in gioco, presentando un progetto per un enorme data center alimentato da tre reattori modulari. Infine Amazon che dal canto suo, ha investito mezzo miliardo di dollari in Dominion Energy per lo sviluppo di reattori modulari.

Il nucleare come pilastro dell’energia del futuro
Queste mosse non sono semplici scommesse, ma decisioni strategiche basate su una visione chiara: il nucleare rappresenta una soluzione concreta per garantire una fornitura energetica stabile, pulita e indipendente, cruciale per alimentare le tecnologie del futuro come l’intelligenza artificiale. Infatti, reti e consumi sempre più intensivi, come quelli dei data center, richiedono una fonte di energia costante, o “baseload power“. Una rete basata esclusivamente sulle rinnovabili, pur essendo fondamentale per la sostenibilità, ha una natura intermittente che rende difficile minimizzare il “Levelized Cost of Timely Electricity” (LCTE), ovvero il costo livellato dell’elettricità disponibile in modo tempestivo.
Per questo motivo, fonti baseload come il nucleare sono considerate essenziali per garantire una rete bilanciata e affidabile.Il fenomeno a cui assistiamo non segnala solo una rivoluzione nel modo in cui l’energia viene prodotta, ma evidenzia un cambiamento di governance nel settore: un ambito storicamente controllato dagli Stati è ora sempre più nelle mani di attori privati, capaci di muoversi rapidamente per soddisfare specifiche esigenze energetiche. Tale spostamento di potere potrebbe trasformare il panorama energetico globale e accelerare la transizione verso fonti di energia innovative, riducendo al contempo la dipendenza dai combustibili fossili e contribuendo in modo decisivo alla lotta contro il cambiamento climatico.
Lo scenario mondiale nella corsa al nucleare
Questa tendenza rappresenta una sorta di “corsa al nucleare”, paragonabile a quella spaziale che ha visto recentemente il successo di SpaceX con il rientro del suo grande razzo.
Mentre l’Occidente dibatte, la Cina avanza a passi da gigante. Il Paese asiatico sta costruendo nuove centrali nucleari con una rapidità e una determinazione che non hanno eguali nel mondo. Questo non solo rafforza la posizione della Cina come potenza energetica, ma mina anche la competitività delle economie occidentali. Basti pensare che, secondo i dati dell’Ufficio di Statistica Europea, il 98% dei pannelli solari utilizzati in Europa proviene dalla Cina. Questo dato evidenzia quanto sia ancora lontana una reale autonomia energetica europea e quanto sia urgente per Paesi come l’Italia ripensare la propria strategia energetica.Non è solo la Cina a muoversi rapidamente. Anche la Francia, attraverso aziende come Framatome, sta intensificando i propri sforzi per reclutare talenti in Italia, posizionandosi strategicamente vicino alle nostre università di ingegneria nucleare. Mentre da noi il dibattito sul nucleare è ancora bloccato, i nostri vicini d’oltralpe approfittano dell’eccellenza accademica italiana per fare ‘shopping’ di competenze, alimentando un fenomeno di fuga di cervelli che rischia di impoverire ulteriormente il tessuto industriale del nostro Paese.
L’Italia nella nuova era energetica: sfide e opportunità
In questo contesto dinamico, l’Italia assiste a resistenze locali e a vincoli normativi che bloccano iniziative sia nel campo delle rinnovabili che in quello delle infrastrutture energetiche tradizionali. In Sardegna, una legge regionale ostacola lo sviluppo delle rinnovabili; in Maremma, le proteste contro nuovi impianti sono all’ordine del giorno; il rigassificatore di Piombino resta al centro di polemiche, nonostante la sua natura temporanea.Tuttavia, si intravedono segnali di apertura.
Il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha recentemente riacceso il dibattito sul nucleare, proponendo di valutare le nuove tecnologie con un orizzonte al 2030-2035. A questo proposito, anche il presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha espresso chiaramente il suo sostegno al nucleare, definendolo una grande prospettiva per il Paese, ricordando che “l’Italia è la Patria di Enrico Fermi” e sottolineando come questa fonte energetica possa giocare un ruolo cruciale nel futuro energetico nazionale
Small Modular Reactors e Advanced Modular Reactor: ipotesi e previsioni
Entro la fine dell’anno, sarà posata la prima pietra per rendere possibile il ritorno del nucleare nel Paese. A fine ottobre, i risultati della Piattaforma Nazionale per un nucleare sostenibile saranno pubblicati, seguiti dal Programma Nazionale per il nucleare sostenibile. Si prevede, inoltre, la presentazione di una bozza di legge-delega per abilitare la produzione di energia nucleare tramite nuove tecnologie sostenibili come i Small Modular Reactors (SMR) e gli Advanced Modular Reactors (AMR).
Il piano di installazione prevede:
- Entro il 2035: 400 MWe con due reattori.
- Entro il 2040: 2 GWe.
- Entro il 2045: 3,5 GWe.
- Entro il 2050: 8 GWe.
Il nucleare non sostituirà le rinnovabili, ma servirà come fonte sicura e programmabile per supportare la transizione energetica. Tuttavia, resta da risolvere il problema del Deposito Nazionale, con il processo di autorizzazione previsto entro il 2029 e la messa in esercizio nel 2039.
Vantaggi e opportunità del nucleare di nuova generazione
Il nucleare di nuova generazione offre opportunità che non possiamo permetterci di ignorare. Le tecnologie attuali promettono livelli di sicurezza e efficienza senza precedenti, lontani anni luce dagli impianti del passato. I piccoli reattori modulari, in particolare, rappresentano una soluzione innovativa che potrebbe rivoluzionare il settore.
I dati mostrano chiaramente che un mix energetico che includa il nucleare di nuova generazione potrebbe offrire vantaggi significativi in termini di costi, stabilità della rete e impatto ambientale. Mentre i giganti tecnologici globali investono miliardi in questa direzione, l’Italia rischia di rimanere indietro, ancorata a vecchi pregiudizi.
È giunto il momento di un confronto aperto e razionale sul futuro energetico del Paese. Le scelte che faremo oggi determineranno non solo la nostra indipendenza energetica, ma anche la nostra competitività economica nei decenni a venire.
Le sfide del futuro energetico sono troppo grandi per essere affrontate con i paradigmi del passato.
Articolo a cura di Marzia Mazzoni

MARZIA MAZZONI è la Sustainability Manager presso Walter Tosto S.p.A. Con oltre quindici anni di esperienza nella finanza agevolata e dieci nella sostenibilità aziendale, si occupa dell’integrazione strategica della sostenibilità nelle politiche aziendali. Promuove l’adozione di pratiche ESG e coordina progetti europei di Ricerca & Sviluppo incentrati sulla transizione energetica e l’innovazione sostenibile. Supervisiona le rendicontazioni di sostenibilità in conformità ai principali framework e normative, tra cui GRI e CSRD. Inoltre, monitora e ottimizza le performance ESG dell’azienda nei sistemi di rating di sostenibilità, come CDP ed EcoVadis, e guida il miglioramento continuo degli impatti ambientali, sociali e di governance.
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