L’impresa di restare, la libertà di crescere
Se in certi territori le cose succedono, è perché qualcuno ha avuto il coraggio di restare. Noi abbiamo scelto di esserci, nonostante tutto, e di fare bene il nostro mestiere: prenderci cura.
A parlare è Gennarino Settevendemie, Presidente di Horizon Service Società Cooperativa Sociale, realtà nata a Sulmona nel 1998 per rispondere a due bisogni chiari e urgenti: portare le cure a casa delle persone, sperimentando le prime forme di assistenza domiciliare, e offrire lavoro qualificato a professionisti della salute e a figure tecniche e amministrative in un’area che già allora mostrava segnali preoccupanti sul piano occupazionale.
Nascita ed evoluzione del progetto
Nata come progetto coraggioso e pionieristico, la cooperativa ha saputo crescere trasformandosi in una realtà strutturata, con 336 dipendenti, 189 soci e oltre 11.000 utenti raggiunti ogni anno. Nel tempo, quella visione iniziale si è trasformata in una traiettoria solida, capace di tenere insieme welfare, impresa e territorio.
La forza di questo percorso è stata la capacità di innovare nei servizi e di attrarre nuove professionalità: dai servizi sanitari a quelli sociali, educativi e socio-assistenziali, sia domiciliari che residenziali. Con un’attenzione crescente ai presìdi territoriali e agli sportelli dedicati a target specifici: giovani, immigrati, vittime di reato, donne in situazioni di violenza, fino ai servizi per minori. Un mosaico in continua espansione.
Ma ciò che sorprende di più non è la dimensione. È la coerenza tra radici e futuro, tra visione sociale e capacità imprenditoriale. «Oggi – sottolinea il presidente – siamo un punto di riferimento regionale non solo per i servizi erogati, ma anche per il contributo alla definizione delle politiche locali. Perché non ci basta esserci: vogliamo essere utili».

Un’organizzazione che pensa (e lavora) in rete
Se c’è una parola che riassume l’approccio attuale, è partnership. «Negli ultimi anni abbiamo ripensato l’organizzazione interna adottando un modello meno verticale e più dialogico», spiega Gennarino. «Le informazioni, le competenze e le responsabilità si muovono in rete. Così abbiamo ristrutturato lo staff, dato più spazio al coordinamento dei servizi flessibile, capace di adattarsi ai vari bisogni dei territori molto diversi».
Un nuovo corso, fondato su un modo diverso di stare nel mercato: non da sola, ma in rete. Ha scelto di puntare con decisione sulla co-programmazione e sulla coprogettazione, stringendo alleanze e partnership con realtà imprenditoriali e del Terzo Settore e rafforzando la propria presenza nei tavoli di confronto a livello territoriale, regionale e nazionale. Un cambio di passo che ha permesso non solo di tornare ai livelli di fatturato pre-pandemici, ma anche di rivedere in profondità il proprio assetto organizzativo, adattandolo a uno scenario profondamente mutato.
Una struttura che funziona nei numeri e nelle relazioni, negli appalti e nella quotidianità dei servizi
«Ci viene riconosciuta un’organizzazione robusta, ma per noi conta metterla al servizio della comunità. Questo resta il nostro punto fermo».
Nel solo 2024 la cooperativa ha partecipato a 64 eventi pubblici, non solo per raccontare i propri servizi, ma per condividere un’idea di welfare integrato, dialogico, basato su reti vive. «Per generare valore – economico, sociale, relazionale – non possiamo stare da soli» afferma Riccardo Verrocchi, membro del Consiglio di Amministrazione. «Le alleanze con enti pubblici, imprese, università, realtà del Terzo Settore sono il modo più concreto per disegnare un territorio che funzioni meglio per tutti»
Non si tratta di “fare rete” per rispettare un bando. Si tratta di attivare un’economia delle relazioni che produca effetti reali. «Se un’amministrazione è pronta ad ascoltare, se un’impresa guarda oltre il margine, allora succedono cose importanti. E il nostro compito è facilitare quel processo», riafferma il Presidente.
La vera sfida? Le persone
Non le risorse, non la burocrazia: il nodo centrale è trovare – e trattenere – persone preparate e motivate. «Viviamo in un’area che si spopola. I giovani, soprattutto quelli formati, spesso se ne vanno. Mancano educatori, mancano infermieri. E chi resta, raramente vede davanti a sé un orizzonte professionale attrattivo. Per questo investiamo nella formazione».
Formazione continua, calibrata, su tutti i livelli dell’organizzazione: dallo staff amministrativo agli operatori. Ma anche come strumento di appartenenza: «Vogliamo che chi lavora con noi si senta parte di qualcosa di più grande. E stiamo investendo molto anche nella relazione con i soci: senza una base solida e coinvolta, una cooperativa non va lontano».
Il coinvolgimento non è un principio astratto, ma una necessità concreta. I numeri lo dimostrano: l’83% dei soci è donna, oltre l’80% è laureato, la governance conta una significativa presenza femminile e under 40. Una comunità che resta e lavora qui per scelta, non per mancanza di alternative.
Un impegno riconosciuto anche all’esterno: Il Sole 24 Ore, in collaborazione con Statista, ha inserito la cooperativa tra le 275 best practices nazionali in tema di diversità e inclusione nel Ranking Leader in diversità e inclusione 2025. Un riconoscimento che dà voce a una cultura organizzativa concreta, fondata su pari opportunità, responsabilità e qualità del lavoro.
Aprire la strada con metodo e visione
Su questa stessa linea si colloca il lavoro avviato sulla valutazione dei risultati. «Abbiamo iniziato un percorso per definire un metodo serio e partecipato per raccontare ciò che facciamo.
Non per esibire numeri, ma per migliorare», spiega ancora Riccardo Verrocchi. Il Bilancio Sociale è già un primo strumento: integrato con indicatori evoluti, racconta le peculiarità dei servizi offerti. Ma il percorso è solo all’inizio.
Coinvolgerà tutto il team, oltre a partner istituzionali e accademici, con l’obiettivo di costruire un nuovo modo di restituire valore ai territori e a chi condivide il cammino.
L’impresa che diventa comunità
Sulmona, la Valle Peligna, l’Alto Sangro, Avezzano, la Marsica: territori che raramente compaiono nelle cronache economiche, ma dove si stanno sperimentando approcci imprenditoriali capaci di tenere insieme cura, efficienza e visione.
In questi contesti, Horizon Service rappresenta un esempio concreto di come sia possibile generare valore anche lontano dai grandi centri, affrontando bisogni complessi con competenza, alleanze solide e un forte legame con il territorio.Quando il Terzo Settore investe su organizzazione e innovazione, diventa una forza attiva per lo sviluppo.
E questa cooperativa lo dimostra ogni giorno, dove è più difficile – e forse per questo più necessario – farlo.
Articolo a cura di Antonio Dionisio


