L’8 e il 9 giugno i cittadini italiani sono stati chiamati a votare su un quesito referendario che proponeva l’abrogazione del decreto legislativo n. 23/2015, parte del Jobs Act, per ripristinare l’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Al di là dell’esito della votazione, ci si deve chiedere se questo sia davvero il nodo centrale su cui concentrare l’attenzione.

Oggi il mondo del lavoro è attraversato da una rivoluzione tecnologica senza precedenti, guidata dall’intelligenza artificiale, dall’automazione e dalla digitalizzazione. Questi cambiamenti stanno ridefinendo il concetto stesso di lavoro, creando nuove opportunità, ma anche sfide significative. In questo contesto, il dibattito sul licenziamento illegittimo rischia di apparire anacronistico, distogliendo l’attenzione da questioni più urgenti e strutturali.

L’intelligenza artificiale e le tecnologie emergenti stanno trasformando profondamente il mercato del lavoro ed è innegabile che molte professioni tradizionali siano destinate a scomparire o a ridimensionarsi: mansioni ripetitive, standardizzabili e facilmente automatizzabili saranno sempre più affidate a macchine e algoritmi. Questo fenomeno, noto come obsolescenza delle competenze, rappresenta una sfida per milioni di lavoratori, soprattutto perché può dar luogo a licenziamenti pienamente legittimi, rispetto ai quali anche le tutele dell’art. 18 possono poco.

Dall’automazione alle nuove professioni: perché la formazione è cruciale

Tuttavia, è importante guardare a questi cambiamenti con una prospettiva positiva, perché la tecnologia, se ben gestita, non è solo una minaccia, ma anche un’enorme opportunità.

L’intelligenza artificiale non si limita a sostituire il lavoro umano, ma può migliorare la qualità del lavoro stesso, liberando le persone da attività ripetitive e consentendo loro di concentrarsi su compiti più creativi, strategici e gratificanti. Inoltre, la rivoluzione tecnologica sta dando vita a nuove professioni e settori, creando opportunità che fino a pochi anni fa erano inimmaginabili.

In un mondo in cui il cambiamento è l’unica costante, la formazione diventa il pilastro fondamentale per garantire la tutela dei lavoratori. Non si tratta solo di proteggere chi perde il lavoro, ma di creare le condizioni affinché ciascuno possa rimanere occupabile in un mercato in continua evoluzione.

Per affrontare questa sfida, è necessario un approccio sistemico che includa:

1. Formazione continua e accessibile a tutti: i lavoratori devono avere la possibilità di aggiornare costantemente le proprie competenze, anticipando i cambiamenti del mercato del lavoro;
2. Sostegno nei periodi di transizione: chi perde il lavoro a causa dell’obsolescenza delle proprie competenze deve essere accompagnato con strumenti di protezione sociale che includano percorsi di riqualificazione;
3. Collaborazione tra pubblico e privato: le imprese e le istituzioni devono lavorare insieme per identificare le competenze più richieste e progettare percorsi formativi mirati;
4. Educazione orientata al futuro: il sistema educativo deve preparare i giovani alle professioni emergenti, promuovendo competenze trasversali come il pensiero critico, la creatività e la capacità di lavorare con le tecnologie.

Dal dibattito sulle tutele al futuro del lavoro: preparare le competenze per la rivoluzione tecnologica

L’intelligenza artificiale e la tecnologia non devono essere viste come nemiche, ma come alleate. Se gestite correttamente, possono migliorare la qualità della vita, creare nuove opportunità e rendere il lavoro più umano, ma perché questo accada è necessario un cambiamento di prospettiva: non possiamo più limitarci a discutere di come evitare i licenziamenti, ma dobbiamo concentrarci su come preparare i lavoratori alle professioni del futuro.

Il quesito referendario sull’abrogazione del contratto a tutele crescenti poneva una questione importante, ma non centrale rispetto alle sfide che il mondo del lavoro sta affrontando. La rivoluzione tecnologica ci offre l’opportunità di ripensare il lavoro, rendendolo più inclusivo, dinamico e sostenibile. Per cogliere questa opportunità, è fondamentale spostare il focus del dibattito: non più solo protezione, ma preparazione.

Il futuro del lavoro non si gioca sul passato, ma sulla capacità di costruire un sistema che metta al centro le persone, le loro competenze e il loro diritto a crescere insieme al progresso. Solo così potremo affrontare con successo le sfide del XXI secolo e trasformare i cambiamenti in opportunità.

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Articolo a cura di Andrea Bonanni Caione

ANDREA BONANNI CAIONE ha maturato significative esperienze sia in materia di scelta e implementazione di forme contrattuali flessibili, gestione dei rapporti di lavoro, profili giuslavoristici connessi al compimento di operazioni straordinarie (con particolare focus sul tema del trasferimento d’azienda) e relazioni industriali, sia nell’ambito di procedure di licenziamento collettivo e nella contrattazione e nella stipula di accordi di secondo livello.


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