Supereroi della saldatura
Cinque ragazzi e tre ragazze: giovani, determinati e pieni di sogni nel cassetto. Sono loro gli otto “supereroi” della saldatura che hanno intrapreso un percorso formativo all’interno della Walter Tosto di Chieti Scalo
Hanno scelto di diventare saldatori, spinti dalla voglia di mettersi in gioco, di imparare un mestiere antico, duro e complesso. Un mestiere che, se affrontato con la giusta consapevolezza e dopo aver acquisito le competenze necessarie, può offrire grandi – anzi, grandissime – soddisfazioni.
Questa è l’ennesima sfida ambiziosa lanciata dall’azienda abruzzese, che conta oltre 1.300 dipendenti e continua a investire con forza sul territorio. In collaborazione con l’agenzia per il lavoro Openjobmetis, ha attivato un corso di formazione per saldatori della durata di 248 ore, interamente svolto all’interno dei propri stabilimenti, in un’area apposita dedita alla sola formazione.
Un’iniziativa resa possibile grazie all’utilizzo del fondo Forma.Temp che rappresenta al tempo stesso un’occasione per far crescere un organico in continua espansione.

Dopo un’attenta selezione, il gruppo dei candidati ha iniziato il percorso il primo luglio, trascorrendo un’estate dalle temperature roventi tra le postazioni del laboratorio di saldatura aziendale, impegnati per otto ore al giorno. La loro è stata una scelta coraggiosa – potremmo dire persino eroica – che contrasta con i luoghi comuni spesso usati dalle istituzioni per descrivere i giovani come inattivi o disinteressati. Ma chi ha voglia di fare, c’è eccome. E la Walter Tosto ha avuto il merito di saperli riconoscere, accogliere e formare.
Tre ragazze e un sogno che brilla tra le scintille
Questo è l’incipit di una storia raccontata a otto voci, che dimostra come, a volte, il caso sappia essere sorprendentemente puntuale. Ana Maria, Chiara e Francesca sono le tre ragazze del gruppo, accomunate dal coraggio di sfidare gli stereotipi. Hanno scelto la saldatura – un mestiere ancora percepito come “maschile” – con naturalezza e convinzione, scoprendo in breve tempo quanto possa riempire di orgoglio.
«Ci troviamo bene, e inaspettatamente abbiamo trovato un calore umano sia tra i dipendenti che tra i nostri compagni di corso. Non ce lo aspettavamo davvero – raccontano – . È un ambiente prevalentemente maschile, è vero, ma sentiamo di stare costruendo qualcosa che potrà darci molto, in termini professionali e personali».

Le loro parole sono cariche di entusiasmo, energia e consapevolezza. Sanno bene che si tratta di un lavoro che richiede precisione, pazienza e concentrazione, ma non si tirano indietro: giorno dopo giorno stanno affinando la tecnica, impegnandosi a fondo per migliorarsi.
«Ci sono stati momenti di difficoltà – ammettono sorridendo – alcune giornate sono state più dure di altre, ma la solidarietà che si è creata tra noi ci ha sempre aiutate ad andare avanti, senza mai pentirci della scelta fatta».
Sfide e determinazione: crescere tra calore e concentrazione
Uno dei primi ostacoli che il gruppo ha dovuto affrontare è stato il caldo estivo: tute, dispositivi di protezione individuale e macchinari in funzione sono sembrati, all’inizio, veri e propri nemici da fronteggiare. Ma, come spesso accade, ci si abitua. Quello che sembrava insostenibile nei primi giorni è diventato più gestibile con il tempo.
«Saldare è un mix tra precisione e velocità – spiegano – bisogna portare avanti i compiti con ritmo, ma senza mai perdere la concentrazione, perché basta poco per sbagliare». Eppure, nel pieno di un contesto tecnico e rigoroso, emerge anche una sensibilità diversa, un tocco femminile che, secondo loro, fa la differenza. «A volte, mentre si salda, serve anche un pizzico di fantasia. Se sbagli qualcosa, devi trovare una soluzione, e spesso la trovi solo ragionando in modo creativo. È lì che entra in gioco anche l’intuito, la nostra parte più ingegnosa».
La voglia di fare, di imparare, e soprattutto la prospettiva concreta di costruire un percorso duraturo: è questo il filo conduttore che accomuna anche gli altri quattro ragazzi del gruppo. Ndoye, Baba, Diallo, Jason e Jacopo Pio – questi ultimi due abruzzesi doc – non hanno avuto esitazioni quando hanno letto l’annuncio: si sono subito candidati, spinti dalla motivazione e dal desiderio di mettersi alla prova.
«Quello che ci ha spinto a partecipare è senza dubbio la voglia di realizzarci – raccontano -. Imparare un mestiere antico come quello del saldatore per noi è una sfida stimolante. Ci troviamo bene, e anche gli inevitabili momenti difficili fanno parte del gioco: ogni lavoro ha le sue fatiche». Per Jason e Jacopo Pio, in particolare, l’occasione di entrare in contatto con una realtà strutturata e riconosciuta come la Walter Tosto rappresentava un’opportunità troppo importante per lasciarsela sfuggire. E ora che ci sono dentro, sono decisi a sfruttarla fino in fondo.
Storie di coraggio, radici lontane e nuovi inizi
Ma un’azienda non è solo produzione, numeri e organizzazione: è soprattutto un intreccio di storie, di volti, di percorsi di vita. E le esperienze di Babacar, Baba e Sekou lo dimostrano, commuovendo e insegnando allo stesso tempo.
Ndoye è un ragazzo dal sorriso contagioso e dalla statura imponente. È arrivato in Italia dal Senegal nel 2019, vive con la mamma e due fratelli a Chieti e parla un ottimo italiano. In Senegal ha studiato, ma il suo primo contatto con la Walter Tosto è avvenuto grazie al passaparola di alcuni amici. «Sono entusiasta del corso – racconta – voglio imparare il più possibile. Lo faccio per me stesso, per costruire il mio futuro».
Baba ha 24 anni e da cinque vive a Montesilvano insieme alla zia. La sua scelta è stata influenzata dall’esperienza di Adamà, un amico che ha già fatto strada in azienda. «Mi ha detto: ‘Se vuoi costruirti una bella vita, entra alla Walter Tosto. Il lavoro è duro, ma ti troverai bene’». Quella frase è bastata a convincerlo.
La storia più intensa è forse quella di Diallo. Viene dal Mali, è in Italia da tre anni e vive a Pescara, in una casa condivisa con altri ragazzi. È solo, e quando lo racconta abbassa lo sguardo, si emoziona. Ma la voce è ferma quando afferma: «Ho sempre sognato di fare il saldatore. Servono pazienza e pratica. Spero di restare».
Una scuola di vita che forgia il futuro
Ad affiancare i ragazzi in questo percorso formativo c’è Danilo Federico, istruttore di saldatura alla Walter Tosto e colonna portante dell’azienda da oltre trent’anni. «Faccio lezione al corso e il confronto con i ragazzi mi arricchisce molto – racconta -. Li seguo da vicino, parlo con loro, conosco le loro storie, vedo da dove arrivano e intuisco fino a dove possono arrivare. Sono bravi ragazzi. I giovani, se ben supportati, possono insegnarti tanto quanto tu insegni a loro».
La formazione, del resto, è uno dei pilastri su cui si fonda da sempre la visione della Walter Tosto. Per l’amministratore delegato Luca Tosto, investire su nuove risorse non è mai troppo. È una priorità, ma anche un dovere verso il futuro.
«Ritengo fondamentale trasmettere non solo conoscenze e competenze – afferma – ma anche il rigore e lo spirito di sacrificio che questo lavoro richiede. Non ho timore delle nuove generazioni che si affacciano al mondo del lavoro, anzi: credo profondamente nel valore del dialogo tra i giovani e chi lavora in azienda da anni. Questo scambio intergenerazionale non può che generare ricchezza morale e professionale per tutti».
Articolo a cura di Benedetta Paludi



