“Il Matta” che ha fatto 13
La vocazione al contemporaneo di una città nata e rimasta contemporanea, la si scopre in un piccolo angolo seminascosto del quartiere alle spalle della stazione centrale, all’intersezione tra luoghi impregnati dai significati e dall’immaginario fondativo dell’identità di Pescara.
A metà strada tra le rive del fiume dove rimangono le vestigia di una draga che alimentava l’espansione edilizia cittadina e l’incrocio tra due strade i cui nomi evocano velocità e lungimiranza, “Circuito” ed “Enzo Ferrari”, un severo cancello di ferro battuto, sentinella di memorie novecentesche, custodisce l’accesso ad un manufatto post industriale da cui dipendeva l’approvvigionamento alimentare di migliaia di persone.
Nato come mattatoio comunale, oggi è spazio di arte, cultura, produzione di senso, aggregatore di persone, nel quartiere più operaio della città, oggi ancora sospeso tra le trasformazioni urbane ormai cifra permanente di un comune in procinto di diventare grande area metropolitana.
Il Matta: tredici anni di trasformazione e creatività
L’atto di nascita risale a tredici anni fa, al termine di una ristrutturazione e riconversione finanziate con fondi statali, intercettati dall’allora deputato pescarese Maurizio Acerbo. Oggi l’ex mattatoio è semplicemente, per tutti, il Matta. Che sia una scommessa vinta non ce lo dice (solo) la sua vitalità o la continuità delle attività, sempre sorprendenti e sempre popolatissime. Ce lo dice qualcosa di molto più profondo, qualcosa che ha a che fare con il più antico di tutti i mantra: “In principio era il verbo”. Ovvero, quel che viene pronunciato, quel che viene detto, esiste.
E la città lo chiama con una parola molto semplice, “Il Matta”. Curioso, a pensarci, una parola-aggettivo femminile preceduta da un articolo al maschile. E invece anche questo porta con sé un significato, uno dei tanti che animano questo luogo. Identità fluida, multiforme, in perenne trasformazione, in tutto quel che vi accade. Teatro, danza, musica, arti visive, il digitale, l’elettronica, la performance, e molto altro ancora, ma non una cosa dopo l’altra, bensì tutto, ovunque, tutto in una volta (e sì, stiamo prendendo a prestito proprio il titolo di quel film…).


Cultura che resiste: il sogno collettivo dietro lo Spazio Matta
Il quadro, benché solo accennato, suscita naturalmente il grande, abissale, interrogativo: chi paga tutto ciò? Come si reggono i sogni alla luce del grande dilemma: “Ma con la cultura si mangia?”. Ebbene sì, i sogni non si dileguano per forza alla luce del primo mattino, ci spiega Annamaria Talone, operatrice teatrale, presidente della Rete Artisti per il Matta, il soggetto associativo motore dello Spazio Matta.
«Lo Spazio Matta nasce dal sogno di un gruppo di artisti e operatori – racconta – che anni prima della ristrutturazione hanno immaginato l’ex mattatoio come luogo per le arti contemporanee. Nel corso del tempo questo sogno si è concretizzato attraverso un processo di rigenerazione urbana dal basso. Non è stato sempre semplice, ma le difficoltà incontrate ci hanno spinto a trovare una nuova modalità di fare cultura, focalizzata sulla partecipazione della comunità cittadina e sulla sperimentazione dei linguaggi delle arti contemporanee».
Una festa che racconta l’anima del Matta
Incontriamo Annamaria Talone al termine di una serata speciale: quella in cui, chi vi arriva per la prima volta, capisce il senso di tutto ciò semplicemente standoci. È la festa per il tredicesimo compleanno del Matta, nato di novembre, giorno 11, ma festeggiato il 16.
Se dici festa pensi allo stare insieme ascoltando musica, magari ballando, mentre bevi del buon vino, mangi qualcosa di semplice ma non scontato, l’esotico hummus, i prosaici abruzzesissimi peperoni fritti con l’uovo, un assaggio dell’olio nuovo su del pane con le noci, e non è chiaro se siamo nella piazza di un piccolo borgo dell’entroterra o in un locale berlinese. Danzatrici avviluppate sui teli, coreografie su videoproiezioni, un violoncello con inserti di musica elettronica, un cantautore indie-pop, un reading destrutturato, e poi tutti a ballare un dj set che tiene dentro ogni tipo di generi: commerciale, house, punk rock, fino alle hit più virali del momento.
«Abbiamo voluto festeggiare i 13 anni in segno di buon auspicio – rileva Annamaria Talone – e per un gesto di gratitudine a quanti in questi anni hanno preso parte a vari livelli alla vita dello Spazio Matta. La festa è arrivata in un momento di crescita per un luogo che è diventato punto di riferimento per la vita culturale della città e della regione, perché ha saputo affiancare ad una proposta artistica rigorosa delle attività didattiche di coinvolgimento degli spettatori, mettendo al centro la qualità dell’esperienza di partecipazione».
Una rete culturale che unisce la città
Il Matta è questo, l’arte accade grazie alle persone che incontra. E alla festa del Matta si incontrano in tanti, il pubblico affezionato mescolato a coloro che rappresentano le tante realtà con cui il Matta interagisce. L’amministrazione comunale, le associazioni del terzo settore e del volontariato, le Fondazioni che tengono in vita i musei cittadini, tanti singoli galleristi, creativi, artisti e intellettuali, tutti tenuti assieme (sembra fantascienza ma non lo è) dallo spirito del Matta.
Uno spirito che si fa concretezza attraverso le azioni di rigenerazione del territorio tramite la Cultura, mantenendo costante la vocazione nella ricerca artistica, nella promozione dello spettacolo dal vivo e delle arti visive.
Il Matta protagonista del contemporaneo a Pescara
La programmazione annuale degli eventi vede susseguirsi rassegne e attività sitespecific sitespecific, sostegno ai giovani artisti tramite residenze e percorsi di alta formazione, senza mai perdere di vista l’inclusione sociale con i laboratori per minori e fasce deboli. Tutto questo e molto altro si tiene grazie alla capacità di un gruppo di artisti-operatori culturali, nati o arrivati da anni a Pescara, ma tutti attratti dalla vocazione per il contemporaneo di una città arrivata a un millimetro dal vincere il bando come Capitale Italiana dell’arte contemporanea per il 2026.
In questa corsa, poi vinta dal Comune di Gibellina, il Matta ha svolto un ruolo cardine, riconosciuto dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura, che da anni incoraggia e sostiene la capacità progettuale e attuativa di uno spazio capace di mettere in comunicazione il suo territorio con i grandi centri nazionali e internazionali del contemporaneo in tutte le sue forme.
Articolo a cura di Paolo Ferri