Dalla Warner alla Disney passando per l’ultimo film campione di incassi sulla supereroina dei fumetti: intervista a Francesca Salvatore Bevilacqua, l’esperta pescarese di animazione 3D
Di Raffaella Quieti Cartledge
Da bambina sognava di diventare disegnatrice di cartoni animati. Oggi, a trentacinque anni, è arrivata ai massimi livelli dell’animazione 3D. Vive e lavora a Londra ma è originaria di Pescara. Stiamo parlando della talentuosa Francesca Salvatore Bevilacqua, un’abruzzese che ha fatto carriera nel mondo e che Abruzzo Economia ha intervistato per voi.
In cosa consiste il suo lavoro di 3D animator?
«L’animazione presuppone il movimento di moltissimi punti geometrici che sarebbe impensabile effettuare manualmente. Ecco perché i programmi di animazione 3D consentono la creazione di scheletri che aiutano a simulare una struttura interna dei personaggi e ne semplificano le movenze. Io mi occupo proprio dello scheletro. L’animazione 3D può essere utilizzata in film, video giochi, pubblicità. Ad esempio, per alcune scene nei visual effects movies, gli attori hanno un loro corrispettivo ricreato al computer. In genere è la parte che amiamo di più per via delle scene acrobatiche e spettacolari, specialmente se si tratta di super eroi. Attualmente lavoro per Double Negative, uno dei maggiori studi d’Europa che producono animazione per film».
Come è arrivata ai massimi livelli dell’animazione 3D cinematografica?
«Ho sempre desiderato diventare disegnatrice di cartoni animati, all’epoca però non sapevo che tutto ciò si sarebbe tradotto in animazione 3D. Finito il liceo a Pescara, nel 2002, mi sono trasferita ad Urbino per frequentare un corso di Progettazione Multimediale dell’Accademia delle Belle Arti. La grafica computer stava iniziando allora. Durante i miei tre anni lì, ho imparato principalmente la grafica video all’interno di pagine web, aspetto che non costituiva il mio interesse principale. Dopo ho frequentato un Master in Animazione 3D a Torino, con un’infarinatura su tutto quello che succede nelle varie fasi dei film di animazione: concept, modellazione rigging (scheletro che serve a noi animatori per creare i movimenti in 3D) animazione e post produzione. La parte del corso dedicata all’animazione mi ha permesso di scoprire cosa volevo fare esattamente. L’insegnante, all’epoca supervisore del film Donkey Xote, mi propose di fare uno stage presso la produzione. Da lì non ho mai smesso di fare questo lavoro. L’animazione 3D era una materia astratta che nessuno insegnava. Tutt’ora continua ad essere una materia che viene confusa con tutte le altre varie fasi della produzione di un film».
Quali altre tappe ha raggiunto nel suo percorso professionale?
«Inizialmente si tratta di un lavoro che devi andarti a cercare, essendo un buon manager di te stesso. A Roma ho lavorato per le produzioni Rainbow (realizzatori delle ‘Winx’), per poi passare da una produzione all’altra in Lussemburgo, Belgio e Francia. È stata molto interessante la mia collaborazione con i Bonsaininja, studio di Milano che aveva vinto l’appalto per la cerimonia di apertura del Ferrari World ad Abu Dhabi. Per un mese e mezzo ho lavorato solo sull’animazione del cavallo simbolo della casa di Maranello. Concluso questo progetto sono andata a Londra, la patria dell’animazione 3D, senza avere alcun contatto. In quel periodo le produzioni hollywoodiane iniziavano a trasferirsi in Europa o in India per evitare i costi elevati degli Stati Uniti. Ho trovato lavoro presso Ninja Theory, uno studio di videogiochi molto conosciuto di Cambridge».
L’intervista completa è su Abruzzo Economia, in tutte le edicole abruzzesi.